“Il mio peggior nemico sono sempre stato io”
Racchiudere i miei incubi e le mie ossessioni in forme semplici come il quadrato e il cubo: contenitori essenziali, ma carichi di significato, capaci di custodire quei pensieri disturbanti che mi accompagnano da sempre. L’idea artistica che guidava la mia espressione in quel periodo era coerente e costante: frammentarmi, disperdermi nel caso, attraverso oggetti solo in apparenza innocui, ma intrisi di un peso emotivo profondo e imprescindibile.
Nel contesto urbano, queste forme diventano presenze silenziose ma destabilizzanti: si mimetizzano nel paesaggio ma, a uno sguardo attento, rivelano crepe interiori, inquietudini sedimentate, tracce di una memoria personale che diventa collettiva. Il muro, la strada, il cemento diventano la tela su cui depositare questi frammenti. Un linguaggio visivo minimale che vuole colpire senza urlare, insinuarsi nei passanti e lasciare spazio all’interpretazione, all’identificazione, o al semplice disagio.
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“Vorrei costruire i miei incubi come si costruiscono i sogni”
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NERO
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“Tutti Artisti con il culo degli altri”
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GRIGIO
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“Anche quando tutto è rosa, le ambre restano nere“
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ROSA
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“Siamo tutti la stessa persona”
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